Addio ad Andrea de Adamich, una vita tra corse, televisione e sicurezza

Andrea de Adamich ha rappresentato un’epoca intera del motorsport italiano, unendo la passione del pilota alla competenza del comunicatore. La sua voce ha accompagnato generazioni di spettatori, mentre la sua dedizione alla sicurezza ha lasciato un segno profondo anche fuori dalle piste.

È con profondo rammarico che il mondo del motorsport saluta Andrea de Adamich, pilota e commentatore simbolo dell’automobilismo italiano, scomparso il 5 novembre 2025 all’età di 84 anni.

Le origini di Andrea de Adamich e la scalata nelle corse

Nato a Trieste nel 1941, de Adamich iniziò la sua avventura nel mondo delle gare nel 1962, quando lavorava come cronometrista nelle competizioni di autosciatoria. Nello stesso anno ottenne la licenza di pilota e gareggiò nel Campionato Italiano Velocità Montagna con una Triumph TR3 della Scuderia Trivellato, classificandosi secondo. Partecipò anche al mondiale della specialità, disputato in gara unica a Zurigo, dove arrivò sesto.

Nel 1963 si mise in luce nel campionato di Formula Junior al volante di una Lola-Ford usata, attirando l’attenzione del Jolly Club di Milano. La sua carriera fu rapidissima: nel 1965 si laureò campione italiano di Formula 3, conquistando l’ingaggio da parte dell’Autodelta, il reparto corse dell’Alfa Romeo.

Dalla Giulia GTA alle Sport Prototipo

Con la Giulia GTA della casa del Biscione vinse per due anni consecutivi il campionato europeo turismo, nella Divisione 2 fino a 1.600 cc, nel 1966 e nel 1967. Poi passò alle vetture Sport, divenendo una delle colonne dell’Autodelta impegnata con la barchetta Alfa Romeo Tipo 33.

Al volante delle diverse versioni della 33, fece coppia con nomi leggendari come Nino Vaccarella, Henri Pescarolo, Rolf Stommelen e Nanni Galli. Ottenne importanti successi internazionali come la 200 Miglia di Buenos Aires nel 1970, la 1000 km di Brands Hatch e la 6 Ore di Watkins Glen nel 1971. Concluse la carriera nelle gare endurance nel 1974, centrando tre terzi posti e un secondo all’Österreichring, ultima prova del suo cammino agonistico.

Il sogno della Formula 1

De Adamich debuttò in Formula 1 nel 1967 nel Gran Premio di Spagna non valido per il mondiale, dove chiuse quarto con una Ferrari. L’anno successivo disputò il suo primo GP valido per il mondiale, in Sudafrica, sempre con la casa di Maranello che lo aveva ingaggiato come terzo pilota.

Un grave incidente a Brands Hatch nella Race of Champions gli causò problemi al collo, costringendolo a un lungo periodo di stop. Tornò nel 1970 alla guida di una McLaren motorizzata Alfa Romeo, segnando il ritorno dei propulsori del Biscione in Formula 1. L’anno successivo corse per la March, sempre con motore Alfa, ma senza risultati di rilievo.

Nel 1972 passò alla Surtees-Ford e ottenne il miglior piazzamento della carriera, un quarto posto nel Gran Premio di Spagna. L’anno successivo fu protagonista di un terribile incidente al Gran Premio di Gran Bretagna, dove rimase intrappolato nella sua Brabham per oltre cinquanta minuti, riportando gravi ferite alle gambe. Fu il momento che pose fine alla sua carriera in Formula 1.

Dal volante al microfono

Terminata la carriera sportiva, Andrea de Adamich divenne una delle voci più riconoscibili della televisione italiana. Dal 1982 condusse il programma Grand Prix su Italia 1, e tra il 1991 e il 1996 fu telecronista dei Gran Premi di Formula 1 per il gruppo Fininvest.

Nel 2002 assunse anche la conduzione degli studi legati ai Gran Premi del Motomondiale su Italia 1, consolidando il suo ruolo di divulgatore e volto di riferimento per il pubblico appassionato di motori.

Parallelamente all’attività televisiva, dal 1990 de Adamich fu direttore del Centro Internazionale Guida Sicura a Varano de’ Melegari, vicino all’Autodromo Riccardo Paletti. Lì dedicò gli ultimi decenni della sua vita alla formazione di piloti, professionisti e automobilisti comuni, con l’obiettivo di diffondere la cultura della sicurezza stradale.

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