Il Gran Premio del Brasile 2025 ha regalato emozioni forti, ma anche polemiche. Tra queste, spicca l’incidente che ha visto protagonisti Kimi Antonelli, Oscar Piastri e uno sfortunato Charles Leclerc al sesto giro, in curva 1, subito dopo la ripartenza dalla Safety Car. Un contatto che ha innescato una reazione a catena: l’italiano della Mercedes ha urtato la Ferrari di Charles Leclerc, che ne è uscito con la gara finita dopo pochissimi chilometri.
La dinamica nella ripartenza complicata
Alla bandiera verde, Antonelli, secondo in griglia, scatta non nel modo migliore. Un eccesso di aggressività sul gas provoca uno slittamento delle posteriori, rallentandone lo spunto. Leclerc ne approfitta all’esterno, Piastri tenta l’affondo all’interno. Tre piloti in pochi metri, tre traiettorie destinate a convergere nello stesso punto.
La McLaren dell’australiano arriva però da più indietro e, pur frenando prima degli altri due, non riesce a rallentare a sufficienza per completare la manovra. Piastri blocca l’anteriore destra, perde parzialmente il controllo e colpisce la posteriore sinistra della Mercedes, che a quel punto carambola contro la Ferrari. Leclerc è il più sfortunato: sospensione distrutta e ritiro immediato, mentre Antonelli riesce a proseguire, pur con la monoposto danneggiata, fino a conquistare un prezioso secondo posto finale.
La decisione dei commissari: colpa piena per Piastri
La Direzione Gara ha impiegato poco tempo per pronunciarsi: 10 secondi di penalità a Oscar Piastri. Una sanzione basata su un punto regolamentare ben preciso. Le linee guida della FIA stabiliscono infatti che, per avere diritto di traiettoria, una monoposto debba essere affiancata almeno fino all’altezza degli specchietti di quella che precede. Nel caso in questione, la McLaren non aveva raggiunto quel grado di sovrapposizione prima dell’apice, e dunque la penalità è apparsa inevitabile.
Dal documento ufficiale dei commissari emerge chiaramente che il mancato affiancamento pieno è stato il fattore decisivo: Piastri si trovava solo con l’avantreno allineato a metà vettura della Mercedes, posizione che, secondo le regole, non gli dava diritto a forzare la curva.
Nonostante la chiarezza regolamentare, l’episodio resta oggetto di dibattito. Da un lato, c’è la correttezza formale della decisione: Piastri non era affiancato a sufficienza e ha perso il controllo. Dall’altro, c’è l’interpretazione umana della manovra: Antonelli, non vedendo la McLaren, ha chiuso la traiettoria pensando che l’australiano avesse già rallentato.
In realtà, le parole di Antonelli «non l’ho più visto, pensavo avesse frenato prima», spiegano perfettamente l’origine dell’equivoco. Il giovane italiano non ha deliberatamente chiuso, ma semplicemente ha agito sulla base di un’informazione visiva errata.
Il contesto tecnico: perché la penalità a Piastri ha senso
Il regolamento è scritto in modo da evitare proprio situazioni come questa: ingressi parziali all’interno che spesso generano testacoda o incidenti evitabili. È lo stesso principio applicato in passato in casi come Hamilton–Albon a Interlagos 2021 o più recentemente Lawson–Bearman nella Sprint.
Il rischio è sempre lo stesso: chi tenta l’attacco da troppo lontano finisce per colpire chi sta impostando la curva, spesso senza conseguenze per sé ma con gravi danni per l’altro. In quest’ottica, la penalità a Piastri appare non solo regolamentare, ma anche funzionale alla sicurezza e alla coerenza delle decisioni sportive.
Alla fine, Antonelli può comunque sorridere: il secondo posto di Interlagos è una boccata d’ossigeno dopo settimane difficili e conferma i suoi progressi nella seconda parte di stagione. Per Piastri, invece, l’episodio rappresenta una dura battuta d’arresto nella corsa mondiale, con una penalità che pesa sia sul morale che sulla classifica.
Un contatto tosto, certo, ma anche un promemoria di quanto sottile sia il confine tra audacia e imprudenza, soprattutto in una curva 1 come quella di Interlagos, che non perdona.
