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Mini DRS F1, sospetto di Red Bull contro McLaren e Ferrari

Si torna a parlare di Mini-DRS in Formula 1 e Pierre Waché, Direttore Tecnico di Red Bull, punta il dito contro Ferrari e McLaren, sospettate per l'utilizzo durante i test in Bahrain.

Lo scorso anno la FIA era intervenuta per vietare il cosiddetto Mini-DRS sviluppato dalla McLaren in Formula 1, un sistema studiato per ridurre la resistenza aerodinamica e incrementare la velocità massima. Questo dispositivo sfruttava la deformazione dei lati del flap mobile alle alte velocità, replicando di fatto l’effetto del DRS e garantendo un vantaggio prestazionale evidente.

Ritorna il Mini DRS in F1, sospetti durante i test in Bahrain

Secondo quanto riportato dalla testata The Race, nel paddock si sono diffuse alcune voci riguardanti presunte irregolarità legate all’ala posteriore di alcuni team. Dalle riprese video, infatti, si sarebbe notata una flessibilità sospetta in alcune vetture, manifestata in due modi distinti: una rotazione all’indietro dell’intera struttura dell’alettone e un comportamento in rettilineo simile a quello adottato dalla McLaren nel 2023, con variazioni nello spazio ai lati del flap mobile.

Mini DRS F1 McLaren MCL39
McLaren MCL39 durante i test pre-stagionale di F1 in Bahrain

Pierre Waché, direttore tecnico della Red Bull, ha puntato il dito contro due scuderie in particolare: “Credo che Ferrari e McLaren stiano ancora utilizzando il mini-DRS”. The Race sottolinea che la questione potrebbe essere oggetto di discussione tra i team e la FIA in vista del primo Gran Premio della stagione in Australia. Waché ha ribadito: “Sarà un tema di dibattito, è piuttosto evidente”.

Cos’è il Mini DRS

Il Mini-DRS è un sistema aerodinamico che sfrutta la flessibilità dei materiali per modificare il flusso d’aria sull’ala posteriore senza l’attivazione del DRS tradizionale. Questo meccanismo consente di ridurre la resistenza aerodinamica e migliorare la velocità massima in rettilineo, replicando in parte l’effetto del DRS regolamentare. La FIA ha introdotto norme più severe per contrastare questo tipo di soluzioni, ma il sospetto che alcune squadre continuino a utilizzarlo resta ancora vivo nel paddock.

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