Miracolo Antonelli, riporta un pilota italiano a podio in F1
Era il 2009: c'era il vecchio sistema di punteggio, Mercedes non era ancora tornata in F1 per dominare e Sebastian Vettel non era ancora campione del mondo, mentre Kimi Antonelli aveva solo 3 anni. Quello fu l'anno di Button, ma anche la stagione in cui per l'ultima volta un pilota italiano salì sul podio in Formula 1.

Il podio conquistato da Andrea Kimi Antonelli nella gara del Gran Premio del Canada 2025 non è soltanto un importante risultato sportivo: è un passaggio di consegne, un segnale, forse l’alba di una nuova era per il motorsport italiano. Perché da troppo tempo il tricolore mancava dalle zone nobili della Formula 1 come troppo lunga è stata l’attesa per rivedere un nostro pilota tra i protagonisti della domenica, seppur con la presenza di piloti come Giovinazzi e Liuzzi che non sono riusciti ad insidiarsi nella zona nobile della classifica. Sono serviti sedici anni per rivedere la bandiera italiana sul podio! E allora, prima di guardare avanti con speranza, è giusto voltarsi un momento indietro. All’ultima volta in cui un italiano ci era riuscito. Era il 2009, era Jarno Trulli.
Antonelli e gli italiani a podio in F1
Andrea Kimi Antonelli ha riportato l’Italia sul podio della Formula 1 dopo sedici anni di attesa. Lo ha fatto con il talento e la naturalezza di chi è nato per combattere, conquistando una brillante top-3 nel Gran Premio del Canada 2025. Un risultato che ha rotto un silenzio tricolore durato fin troppo. Per trovare l’ultimo italiano a salire tra i primi tre in un GP, bisogna tornare indietro al 4 ottobre 2009, quando Jarno Trulli concluse al secondo posto il Gran Premio del Giappone a Suzuka, al volante della Toyota TF109.
Un’era fa. Per dare un’idea di quanto tempo sia realmente trascorso, basti pensare che nel 2009 si assegnavano ancora 10 punti per la vittoria, che la BrawnGP era appena nata dalle ceneri della Honda e stava dominando la stagione con Jenson Button, e che la Mercedes non esisteva ancora come team ufficiale, sarebbe tornata in F1 l’anno seguente prendendo le redini della Brawn GP. Lewis Hamilton era solo alla sua terza stagione in F1, e Max Verstappen… era un ragazzino di 12 anni. In griglia c’erano piloti come Fisichella, Barrichello, Kovalainen, e la Ferrari affidava il volante a Raikkonen e a un giovane emergente di nome Felipe Massa. Una Formula 1 profondamente diversa da quella di oggi, per tecnica, regolamenti e spirito.
Il podio di Trulli fu l’ultimo ruggito di una carriera spesso sottovalutata ma ricca di spunti. Quella Toyota, con il suo muso a martello e soluzioni aerodinamiche particolarmente convincenti, era forse la miglior monoposto mai costruita dal costruttore giapponese. Non a caso, in quella gara Jarno riuscì a mettersi dietro nientemeno che Lewis Hamilton con la McLaren e a difendersi dagli attacchi dei rivali per tutta la corsa. Il pilota abruzzese, noto per la sua straordinaria velocità in qualifica (il celebre “Trulli Train” nacque proprio dalla sua capacità di fare la differenza sul giro secco), sfruttò al massimo il potenziale della vettura, conquistando quello che sarebbe stato il podio numero 11 della sua carriera. Un risultato che però non bastò a salvare la Toyota, che a fine stagione annunciò il ritiro dalla Formula 1.

Dopo quel podio, nessun italiano è più riuscito a centrare un risultato simile. Si sono alternati in griglia Vitantonio Liuzzi, Luca Badoer, Giancarlo Fisichella (che proprio nel 2009 chiuse la carriera con la Ferrari), e più recentemente Antonio Giovinazzi, che tra il 2019 e il 2021 ha rappresentato l’Italia con l’Alfa Romeo, ma senza mai andare oltre un quinto posto. Anni di attese, di speranze, di giovani promettenti mai pienamente sbocciati.
Con Andrea Kimi Antonelli, però, qualcosa è cambiato. Il talento bolognese ha bruciato le tappe sin da piccolo, entrando nel programma Mercedes e dominando nelle categorie propedeutiche. Il suo approdo in Formula 1 è stato carico di aspettative, e il podio di Montreal potrebbe essere solo l’inizio. Ma per capire davvero l’importanza di questo risultato, basta guardarsi indietro: 5848 giorni, quasi 200 Gran Premi e una rivoluzione completa del Circus. Una distanza temporale che restituisce il peso storico del ritorno di un italiano tra i grandi.