F1 STORIA | Monza 1975 quando Niki Lauda vinse il mondiale con la Ferrari
A volte accade che le imprese del passato, quelle quasi impossibili, si realizzino e poi vengano ricordate negli anni come leggendarie. Vere e proprie pagine di storia epica che si fondono in quella della Formula 1. Vi raccontiamo il GP d'Italia del 1975: la gara che incoronò Niki Lauda e Ferrari campioni del mondo.

Il GP d’Italia di quest’anno è più speciale che mai poiché il 7 settembre di cinquant’anni fa (correva l’anno 1975), Niki Lauda conquistava proprio qui il suo primo titolo mondiale, accolto da un’onda rossa che riportò l’iride a Maranello dopo undici anni di attesa.
GP Italia 1975: Ferrari e Lauda trionfano a Monza
Il Gran Premio d’Italia del 1975 arriva come un appuntamento che profuma di destino. La Ferrari, dopo undici anni di digiuno iridato, ha tra le mani la possibilità di chiudere i conti sia nel Mondiale Piloti che in quello Costruttori. Con la cancellazione del GP del Canada, la matematica è favorevole: a Niki Lauda basta appena mezzo punto per diventare campione del mondo, mentre per il titolo squadre serve una vittoria e una Brabham non oltre il quarto posto. L’occasione è di quelle che valgono un’epoca.
Già dal venerdì, l’Autodromo Nazionale di Monza si trasforma in una bolgia rossa. Migliaia di tifosi accorrono per applaudire Niki Lauda e Clay Regazzoni, con l’unica eccezione concessa all’idolo di casa Vittorio Brambilla, al volante della sua March arancione. Ogni passaggio delle 312 T scatena boati fragorosi: applausi, cori, una partecipazione che solo Monza sa offrire.
La qualifica
Le qualifiche confermano le attese: le Ferrari sono imprendibili. Lauda firma la pole con 1’32”24, Regazzoni lo affianca in prima fila, staccato di poco più di mezzo decimo. Gli avversari sono lontani: Emerson Fittipaldi è terzo a quasi un secondo, mentre la prima Brabham, quella di Reutemann, non va oltre la settima posizione.
La vigilia, però, porta con sé un brivido: nella notte tra sabato e domenica un nubifragio si abbatte sulla Lombardia e al mattino l’asfalto è coperto di pozzanghere. La direzione gara concede mezz’ora di prove supplementari, ma il tracciato resta al limite della praticabilità. Si decide di fissare un’ora di ultimatum: se entro le 14:00 il tempo non migliora, la corsa verrà annullata. Poi, il colpo di scena: poco prima di mezzogiorno smette di piovere, il sole squarcia le nuvole e la gara è salva.
La gara
Alle 15:15, con un quarto d’ora di ritardo, il Gran Premio d’Italia prende il via su pista asciutta. Regazzoni scatta come un fulmine, mentre Lauda resta intrappolato in una partenza esitante che lo costringe a seguire il compagno. Ma l’austriaco non si scompone: quel giorno il suo obiettivo non è la vittoria, ma quel mezzo punto che lo consegnerebbe alla storia.
Regazzoni vola, incitato senza sosta dal pubblico: giri veloci in sequenza, nessuna sbavatura, una prestazione di forza assoluta. Lauda, consapevole, si limita a controllare: lascia strada a Fittipaldi senza opporre resistenza, ma non a Reutemann, l’unico da tenere dietro per blindare il Mondiale Costruttori. Missione compiuta.
La bandiera a scacchi premia il trionfo Ferrari. Regazzoni conquista la sua terza vittoria in carriera, la 57ª della Scuderia. Lauda, terzo al traguardo, diventa campione del mondo con pieno merito: veloce, costante e intelligente, l’austriaco incarna la nuova era del Cavallino. Questo piazzamento è il risultato di cui aveva bisogno.
Il pubblico esplode di gioia e invade la pista in un abbraccio collettivo, travolgente ma pacifico. Mauro Forghieri, il genio dietro la 312 T, viene sollevato di peso dai tifosi: è il riconoscimento a un capolavoro tecnico che ha riportato la Ferrari sul tetto del mondo. La folla sulla pista festeggia sia la vittoria di Regazzoni che la conquista del Campionato del Mondo piloti da parte di Lauda, dopo 11 anni di attesa per la Ferrari.
Questo risultato ha segnato la fine di un lungo periodo di digiuno per la casa di Maranello e ha simboleggiato una rinascita. La vittoria ha consacrato Lauda non solo come un campione eccezionale ma anche come il simbolo di un’era d’oro per la Ferrari, un sodalizio che avrebbe scritto pagine indelebili nella storia della Formula 1.
La Ferrari 312 T e il suo ingegnere
Il fulcro di questo successo è stata la Ferrari 312 T, una monoposto rivoluzionaria progettata dall’ingegnere Mauro Forghieri. Il suo nome “312 T” sta per 3 litri, 12 cilindri e “Trasversale”, un riferimento alla posizione del cambio. A differenza delle vetture precedenti, il cambio era montato trasversalmente per migliorare la distribuzione dei pesi e la maneggevolezza, un’innovazione che ha conferito alla vettura un vantaggio significativo rispetto alla concorrenza. Questa soluzione tecnica, unita al potente motore piatto a 12 cilindri, ha reso la 312 T una delle monoposto più competitive della sua epoca.
Quest’anno per la gara di settembre 2025, la Ferrari ha deciso di utilizzare una livrea speciale sulle monoposto proprio per ricordare questo evento storico.