F1 2026 | Boost a motori e prestazioni con l’ADUO
Come funzionerà il nuovo sistema ADUO che debutterà in F1 dal 2026 ed aiuterà i team in difficoltà senza equiparare le performance delle monoposto.

Con l’arrivo del nuovo regolamento tecnico, la FIA non si è limitata a introdurre nuove regole aerodinamiche e concettuali, ma ha previsto anche strumenti per garantire un equilibrio competitivo tra i motoristi, evitando che qualcuno resti tagliato fuori dalla lotta. Tra questi spicca l’ADUO, acronimo di Additional Development and Upgrade Opportunities, una misura innovativa che promette di cambiare il modo in cui i costruttori potranno reagire alle difficoltà.
L’ADUO in F1 con il nuovo regolamento tecnico 2026
La Formula 1 si prepara a vivere una vera e propria rivoluzione. Dal 2026 entrerà in vigore il nuovo regolamento tecnico che ridisegnerà le monoposto e le power unit, mandando definitivamente in pensione l’attuale generazione a effetto suolo. Un cambiamento che i team stanno già affrontando da mesi, con l’obiettivo di presentarsi pronti allo shakedown previsto a Barcellona, sul circuito del Montmeló, a fine gennaio di quell’anno.
Tra le tante novità contenute nel regolamento, aggiornato per la tredicesima volta lo scorso 31 luglio, spicca un acronimo destinato a diventare familiare: ADUO, Additional Development and Upgrade Opportunities. Si tratta di un meccanismo pensato per sostenere i costruttori di motori che dovessero trovarsi in difficoltà di prestazione, senza però scivolare in una logica di Balance of Performance in stile endurance.
A chiarirne il funzionamento è stato Nikolas Tombazis, direttore tecnico monoposto della FIA, in un’intervista rilasciata a Motorsport.com. «Abbiamo un divario di costi tra i costruttori di power unit. Per questo motivo è stato introdotto fin dall’inizio un concetto chiamato ADUO, che permette a chi è in difficoltà di avere opportunità aggiuntive di sviluppo e aggiornamento. Negli ultimi mesi abbiamo definito meglio come questo meccanismo funzionerà».
Come funziona il boost con l’Aduo
Il principio è semplice: ogni 5-6 Gran Premi verrà valutata la prestazione media di ciascun motorista. Chi si troverà sotto una soglia stabilita riceverà un “beneficio” proporzionale al ritardo accumulato. Questo si tradurrà in tre vantaggi concreti:
- più fondi destinati allo sviluppo;
- ore aggiuntive al banco prova;
- possibilità di omologare nuovamente il propulsore.
Una misura che mira a evitare il rischio di lasciare indietro un costruttore per un intero ciclo regolamentare, soprattutto in un’era di budget cap.
Tombazis ha tenuto però a sottolineare che l’ADUO non equivale a un livellamento artificiale delle prestazioni stile al BoP che vediamo nei vari campionati endurance: «Non diamo cilindrate maggiori, più carburante o altri aiuti simili. Le regole sono le stesse per tutti. Il punto è che, senza un limite di spesa, un costruttore in difficoltà avrebbe investito molto di più per recuperare, come accadde a Honda anni fa. Con il budget cap, invece, il rischio è rimanere indietro senza possibilità di reagire».
La FIA sta inoltre valutando ulteriori iniziative, in particolare sul fronte dell’affidabilità. Se un motorista dovesse incorrere in guasti così gravi da rompere motori a ogni weekend, la spesa per le sostituzioni rischierebbe di erodere rapidamente il budget complessivo, penalizzando lo sviluppo. In questo caso si prevede un correttivo: dopo un certo numero di rotture, i costi dei motori extra inciderebbero in misura minore sul limite di spesa, pur restando invariati sul piano economico reale.
In attesa dell’approvazione definitiva di queste misure, è chiaro che la FIA intende garantire un quadro regolamentare più equo, evitando che un costruttore resti intrappolato in un ciclo di sconfitte senza via d’uscita. Il 2026, insomma, non segnerà soltanto l’alba di monoposto radicalmente diverse, ma anche un nuovo equilibrio nel modo di gestire la competizione tra motoristi.