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F1 | Il segreto della vittoria di Verstappen a Suzuka

Un set-up miracoloso della Red Bull arrivato grazie al simulatore che ha permesso a Max Verstappen di vincere la gara del GP del Giappone. Dietro questa impresa c'è Rudy van Buren, sim-racer professionista e F1 Simulator Test e Development Driver di Red Bull.

La vittoria dominante di Max Verstappen nel GP del Giappone ha avuto una firma meno visibile, ma altrettanto decisiva: quella di Rudy van Buren, il simulatore che ha letteralmente messo Verstappen nelle condizioni ideali per dominare a Suzuka. Mentre i riflettori si accendevano sul campione del mondo e sul lavoro in pista del team Red Bull, è stato il contributo meticoloso dietro le quinte del giovane classe ’92 condotto al simulatore a rappresentare il punto di svolta del weekend.

Il segreto della vittoria di Verstappen a Suzuka, un simultore, il sim-racer Rudy van Buren

Dopo un venerdì da incubo per Red Bull, con una vettura instabile e lontana dai riferimenti attesi, la squadra ha deciso di rivoluzionare l’assetto. Un’operazione radicale, che ha preso forma nel tardo pomeriggio giapponese e ha continuato a evolversi durante la notte europea a Milton Keynes (una città nel Buckinghamshire, Regno Unito, sede operativa principale del team Oracle Red Bull Racing. Qui si trovano la fabbrica all’avanguardia, il centro di progettazione, la divisione di ingegneria e tutte le operazioni logistiche e amministrative della squadra di F1), dove il simulatore è diventato il fulcro delle operazioni. Al centro di questo lavoro, Rudy van Buren, trentatré anni, olandese come Max, figura chiave ma spesso invisibile all’interno della macchina operativa del team.

pilota sim-racer Rudy van Buren al Nurburgring Nordschleife su una Volkswagen Golf GTI TCR
Rudy van Buren al Nurburgring Nordschleife su una Volkswagen Golf GTI TCR

Van Buren non è il classico prodotto del vivaio Red Bull. Non ha un curriculum nelle formule propedeutiche né una carriera in rapida ascesa. Al contrario, è un ex kartista che ha trovato nella simulazione la sua strada diventando uno dei migliori sim driver al mondo, ma alternandosi anche in gare su circuiti come il Nurburgring Nordschleife o su quelli più fangosi dei campionati Autocross. In pochi sanno che è stato lui, durante la notte tra venerdì e sabato, a testare decine di combinazioni d’assetto, fino a trovare quella configurazione che poi è stata adottata sulla RB21 di Verstappen.

Max Verstappen GP Giappone
Max Verstappen durante le qualifiche del GP del Giappone

A confermare la centralità del suo lavoro è stato Christian Horner, che a fine gara ha dichiarato: “Abbiamo letteralmente ribaltato la macchina”. Ma dietro quella frase c’è un lavoro oscuro e fondamentale, che ha permesso di trasformare una monoposto in crisi in una macchina da guerra.

Rudy van Buren: il fidato uomo di Max

La fiducia tra Verstappen e Van Buren è totale. Non è un caso che Rudy faccia parte anche del Team Redline, la squadra eSport con cui Max disputa regolarmente gare endurance virtuali. L’intesa tra i due si è costruita nel tempo, e proprio Verstappen è stato uno dei principali sponsor dell’ingresso di Van Buren nel gruppo dei piloti simulatore Red Bull.

pilota sim-racer Rudy van Buren durante un evento eSport
Rudy van Buren durante un evento eSport

“Rudy ha una sensibilità incredibile – spiegava lo stesso Verstappen – prova ogni modifica, anche la più estrema. Quando vado al simulatore, tutto è già praticamente pronto grazie a lui: io mi concentro solo sui dettagli”.

Il contributo di Van Buren non si limita alle simulazioni pre-gara. La sua esperienza nelle gare reali, come la Porsche Carrera Cup o la partecipazione alla Race of Champions, gli conferisce una prospettiva unica: è un sim driver con una sensibilità da pilota vero, capace di tradurre numeri e sensazioni in risposte concrete e affidabili per il team.

In un’epoca in cui i simulatori sono diventati strumenti strategici imprescindibili, figure come Rudy van Buren non sono più solo comparse. A Suzuka, il successo di Max Verstappen è stato anche il suo successo. Un merito silenzioso, ma profondo. Perché certe vittorie iniziano molto prima del semaforo verde.

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