GP Miami, promossi e bocciati: i voti infuocati della F1 a piloti e scuderie
C’è chi ha brillato, chi ha illuso, e chi ha fatto rimpiangere il motorsport in bianco e nero. Piloti in estasi, altri in terapia. E poi c’è la Ferrari, che come al solito è riuscita a rendere complicato anche l’invio di un semplice “fai passare il compagno”.

Tra colpi di sole e strategie da dimenticare, ecco le pagelle dei piloti al GP di Miami dove, anche stavolta, la F1 ci ha regalato uno spettacolo a metà tra il circo e la tragedia greca. Ecco chi ha brillato, chi ha deluso, e chi dovrebbe cambiare mestiere – no, magari quello no!
PILOTA | VOTO | COMMENTO |
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Andrea Kimi Antonelli | 10 | Finalmente un talento italiano con un “piede destro pesante” e “cervello acceso”. L’inesperienza si fa sentire, ma il potenziale e il passaporto italiano sono entusiasmanti. Potrebbe diventare un nuovo “eroe nazionale”. |
Oscar Piastri | 9 | Definito “titanio, carbonio e un pizzico di adamantio”. Sorpasso su Verstappen con freddezza, vittoria umiliante con distacco enorme. Sembrava “in gita premio” con una macchina “perfettamente perfetta”. Un pilota che “ti prende a schiaffi col silenziatore”. |
Max Verstappen | 8.5 | Paragonato a una Veyron nel deserto: tanta potenza ma poca aderenza. Ha lottato nonostante una McLaren/MCL39 “da F-22 Raptor”. Ha portato a casa il massimo possibile con la consapevolezza di dover “giocare a nascondino con un’auto arancione”. |
Alexander Albon | 8 | Con una Williams spesso “superata anche dai commissari in bicicletta”, si è piazzato quinto, guardando le Ferrari negli specchietti. Nonostante non faccia “il fenomeno”, dimostra un gran talento, forse sottovalutato dalla Red Bull. Uno “studente modello” che sorprende con i risultati. |
Lando Norris | 6 | Il talento c’è, ma sembra “in gita scolastica” rispetto al compagno. A volte più impegnato con i “demoni interiori”. Quando “tutto fila è uno spettacolo”, ma stavolta è rimasto nel limbo. Deve “crescere” perché questa non è più la “Formula Baby”. |
Scuderia Ferrari | 5 | Telenovela interna su chi deve stare davanti. Strategie confuse, litigi via radio tra i piloti. Lewis Hamilton già frustrato dal suo passaggio. Sembrano comparse in un remake low-budget di Fast & Confused. |
Aston Martin | 2 | “Due o tre secondi al giro più lenti rispetto al resto del mondo”. Un “disastro totale”, da “museo dell’orrore meccanico”. Lottano per capire dove va il volante. Ultimi come le “idee geniali” dietro il progetto. L’arrivo di Adrian Newey nel 2026 è visto come un “esorcismo tecnico” per “resuscitare un paziente in stato comatoso”. A Silverstone è ancora “notte fonda”. |
Pagelle F1 GP Miami: voto 10 ad Andrea Kimi Antonelli
Finalmente, un italiano in Formula 1 che non sembra uscito da un casting di Amici di Maria De Filippi. Kimi — si chiama davvero così, e no, non è un soprannome figo (ma a chi voglio darla a bere, vorrei chiamarmi anch’io così) — ha fatto vedere che ha un piede destro pesante come un elefante in discesa libera e un cervello acceso quanto basta da non farsi esplodere nella Sprint Race… o quasi. Sì, perché l’inesperienza ogni tanto bussa alla porta, entra, e rompe tutto come un cinghiale in un negozio di porcellane.
Ma chi se ne frega! Questo ragazzo ha manico, ha fame e soprattutto ha un passaporto italiano. Cosa rara in un paddock dove l’unico tricolore che si vede di solito è quello sulla pizza del catering o della pasta Barilla. Se continua così, tra qualche anno potremmo ritrovarci un nuovo eroe nazionale. Uno che potrebbe persino farci dimenticare le domeniche passate a imprecare davanti a una rossa che si autodistrugge.

Voto 9 a Oscar Piastri
Lo chiamano Plastik, ma oggi era titanio, carbonio e un pizzico di adamantio. Il ragazzo parte terzo, guarda davanti a sé e dice: “No, sapete cosa? Mi prendo tutto.” E lo fa. Con la freddezza di uno che pare cresciuto giocando a scacchi in Siberia, infila Verstappen — Verstappen! — come se stesse sorpassando un trattore in tangenziale.
Non solo vince, ma umilia. Max a 34 secondi. Le Ferrari? Roba da Google Maps: “Il tuo avversario arriverà tra un’ora e mezza”. E mentre tutti facevano fatica a tenere in pista quelle saponette chiamate monoposto, lui sembrava in gita premio, col sorriso di chi sa che al rientro a scuola il professore non gli metterà 10, ma direttamente la lode e pure il posto in cattedra.
Macchina perfetta? Forse. Pilota perfettamente perfetto? Sicuro. Di quelli che non fanno rumore, ma ti prendono a schiaffi col silenziatore.

Voto 8,5 a Max Verstappen
Mettiamola così: se questa fosse una puntata di Top Gear, oggi Max sarebbe il tizio che guida una Veyron… in un deserto. Tutta la potenza del mondo, tutto il talento umano possibile, ma zero grip e un mucchio di sabbia nei pantaloni.
Verstappen ha lottato, ha sudato, ha pure lanciato qualche bestemmia in olandese (che, ricordiamolo, suona sempre come un colpo di tosse arrabbiato). Ma niente da fare: la McLaren — anzi, la MCL39, nome da frigorifero tedesco ma prestazioni da F-22 Raptor — ha deciso che oggi Red Bull non serviva a volare.
Max ha provato a fare l’uomo contro la macchina, tipo Terminator al contrario, ma ha scoperto che nemmeno lui può tutto. E allora ha portato a casa il massimo che poteva, con la faccia di uno a cui hanno appena detto che dovrà passare tutta la stagione a giocare a nascondino con un’auto arancione che va come una saponetta impazzita. Se non altro questo weekend è diventato papà. Il papà più veloce del paddock.

Voto 8 ad Alexander Albon
Ogni tanto, tra un crash test ambulante e l’altro, la Williams si ricorda di essere un team di Formula 1. E quando lo fa, spesso è perché Alexander Albon ha deciso di prendere il volante e fare magie.
Quinto. Quinto! Con una macchina che di solito viene superata anche dai commissari di pista in bicicletta. Non solo si infila nella top 5, ma guarda pure le Ferrari negli specchietti. Quelle Ferrari che costano più di una piccola nazione e vanno… come una piccola Panda su tre cilindri.
Albon non fa il fenomeno, non si lancia in radio piagnucolose, non posta selfie in sauna: guida, guida bene, e ti fa venire il dubbio che forse, dentro quel casco, c’è più talento di quanto la Red Bull abbia mai voluto ammettere.
Uno studente modello, sì. Uno di quelli che pochi istanti prima di sostenere l’esame si piange addosso dicendo di non aver studiato, ma poi esce dall’aula del professore con un bel 30 e lode stampato sul libretto.

Voto 6 a Lando Norris
C’è chi guida una McLaren come se fosse un’arma da guerra (ciao Oscar), e poi c’è Lando, che ancora sembra in gita scolastica con i compagni dell’asilo. La macchina c’è, il talento anche — oh, quello non manca — ma ogni tanto pare più impegnato a combattere i suoi demoni interiori che gli avversari in pista.
Mentalità da Twitch, risultati da “ci sto provando”. Peccato. Perché quando tutto fila, Lando è uno spettacolo. Ma stavolta no. Stavolta è rimasto lì, nel limbo tra il “quasi ci arrivo” e “ma cosa sta succedendo”.
Il compagno di squadra? Primo, devastante, chirurgico. Lui? A tratti spettatore non pagante. È ora di crescere, Lando. Perché questa non è più la Formula Baby. È la Formula 1, e non ti aspetta nessuno. Nemmeno con quei bei ricciolini.

Voto 5 alla Scuderia Ferrari
Eccoli, gli eroi in rosso. O meglio, i protagonisti della telenovela “Chi deve stare davanti oggi?”. Sesta? No, settima. Anzi no, ottava. Ma sì, invertiamoci, poi reinvertiamoci, poi facciamo una pausa té e intanto Andrea Kimi Antonelli — diciottenne con più calma mentale di tutto Maranello — ci porta via la pagnotta con la grazia di uno che si è appena ricordato di avere fame.
In pista è tutto un “let him pass”, “tell him to wait”, “don’t fight”, e poi Charles e Lewis litigano via radio come due coinquilini che non si dividono bene il Wi-Fi. Il bello? Il più frustrato di tutti è Lewis, che comincia già a pentirsi di aver firmato, parlando col suo ingegnere come se stesse prenotando una visita dallo psicologo. Messaggi radio al vetriolo, strategie che sembrano uscite da un gruppo Facebook del 2009 e due piloti che dovrebbero essere leader ma finiscono per sembrare comparse in un remake low-budget di Fast & Confused. Ferrari, se davvero vuoi vincere qualcosa, prova prima a vincere contro te stessa.

Voto 2 ad Aston Martin
Due o tre secondi al giro più lenti rispetto al resto del mondo. In Formula 1. Il che, per capirci, è l’equivalente di arrivare al barbecue quando gli altri stanno già lavando i piatti. Un disastro totale. Da museo dell’orrore meccanico.
E mentre tutti giocano a scacchi a 300 km/h, loro sono lì, a cercare il libretto delle istruzioni per capire dove va il volante. Ultimi. Ultimi come le idee geniali di chi ha approvato il progetto di questa vettura. E attenzione: nel 2026 arriva la vettura di Adrian Newey, e l’inglese è chiamato a compiere non un lavoro, ma un vero esorcismo tecnico.

Perché qui non si tratta solo di fare una macchina veloce. Si tratta di resuscitare un paziente in stato comatoso. E se il buongiorno si vede dal mattino, direi che a Silverstone è ancora notte fonda, con un po’ di nebbia, e pure le batterie della torcia scariche.