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Pagelle piloti GP di Ungheria | Promossi e bocciati all’Hungaroring

Con la stessa felicità di un ragazzino che esce da scuola durante l'ultimo giorno di lezione abbracciando così le vacanze estive, vi presentiamo le ultime pagelle del GP di Ungheria pazze e scatenate come sempre.

L’Hungaroring, noto per regalare gare processionali più noiose di un pranzo domenicale con i parenti lontani, quest’anno ha deciso di fare uno strappo alla regola. Non che ci sia stato chissà quale carnevale di sorpassi, intendiamoci, ma almeno qualche spunto per litigare davanti alla TV ce l’abbiamo avuto.
Tra vittorie costruite con la pazienza di un orologiaio svizzero, pole position finite in fumo meglio delle peggiori grigliate di ferragosto e team che dominano con la stessa emozione di una partita a scacchi via e-mail, il GP d’Ungheria ci ha lasciato una certezza: in Formula 1, a volte, la vera azione non è in pista, ma nelle dinamiche da spogliatoio, nei musi lunghi e nei sorrisi di circostanza.

E così, con il cinismo di chi sa che la pausa estiva servirà più ai cuori spezzati che alle gomme usurate, ecco le nostre pagelle: poche carezze, molti schiaffi, e quel pizzico di cattiveria che rende tutto più divertente.

PILOTA / SCUDERIAVOTO
Lando Norris10
Charles Leclerc9
Gabriel Bortoleto8
Liam Lawson7,5
McLaren5
Ferrari4
Red Bull2
F1 Ungheria | Promossi e Bocciati – Le pagelle di NEWSAUTO ai piloti e team

Lando Norris – VOTO 10 (Il ragazzo che sta imparando a diventare un leone)

Lando ha costruito la sua vittoria come un maestro di origami piega la carta: con pazienza, precisione e la calma di chi sa che fare tutto in fretta è un modo sicuro per finire col dito incastrato nella porta. Non è ancora uno di quei grandi del motorsport che fanno sembrare le gare una passeggiata nel parco, ma sta decisamente seguendo la strada giusta, tipo quel ragazzo che corre dietro all’autobus sapendo che prima o poi lo prenderà. Per ora, Norris affronta la pausa estiva come un campione in pectore: secondo in classifica, ma col morale alle stelle, e con la sicurezza che ogni sassolino nella scarpa del suo compagno di squadra non è altro che un promemoria di chi comanda. Se continua così, tra qualche stagione potrebbe perfino farci dimenticare che esistono i veri campioni. Insomma, la strada è lunga, ma almeno la sua è asfaltata meglio di quella di chi ancora inciampa.

Charles Leclerc – VOTO 9 (Il Principe della Ferrari… ma senza corona)

Partire dalla pole position con una Ferrari finalmente “guidabile” sembrava il copione perfetto per una giornata da incorniciare. Eppure, anche con la vettura meno capricciosa degli ultimi anni, il nostro Charles si è ritrovato a chiudere quarto, come uno studente modello che però dimentica il compito a casa. Non fraintendetemi: guidare quella Ferrari oggi era più un esercizio di sopravvivenza che una passeggiata trionfale. Se anche Max Verstappen si fosse trovato alla guida, probabilmente avrebbe passato più tempo a discutere con il volante che a prendersi la testa della corsa. Insomma, Leclerc ha fatto il possibile con quel che aveva, ma i sogni di podio sembravano più un miraggio. Se questa è la Ferrari guidabile, allora dobbiamo rivedere il nostro concetto di “migliorare”.

Gabriel Bortoleto – VOTO 8 (L’ex studente modello che ora detta le regole)

Ok, lo so: negli ultimi tempi sembra che stia regalando a Bortoleto più voti alti di quelli che mia nonna dava ai suoi biscotti di Natale. Ma accidenti, se li merita. Adesso è costantemente lì davanti, con la sicurezza di chi sa di essere passato dall’essere “il bravo ragazzo della porta accanto” a un pilota che si piazza sempre in Q3 e non molla un centimetro, un po’ come un cane col proprio osso. Sta guidando come ci si aspetta da un campione: prima in F3, ora in F2, con quella lucidità e quella fame che fanno sembrare i rivali dei semplici turisti. La pagnotta se l’è sudata, e adesso non solo se la sta guadagnando ogni domenica, ma la spalma pure con la marmellata dell’autorevolezza. E il bello? Lo fa sembrare persino facile.

Liam Lawson – VOTO 7,5 (Il sottovalutato che ha fregato il re)

Chiudere una gara davanti a Max Verstappen è roba da incorniciare e appendere in salotto, magari accanto alla laurea o alla foto del matrimonio. E per Lawson, che ha condiviso il box con lui nelle prime due gare della stagione, dev’essere una soddisfazione colossale, di quelle che ti fanno sorridere per giorni. Da sempre sottovalutato, questo ragazzo ha un manico enorme e, finalmente, lo sta mettendo in bella mostra. Se vi è venuto in mente un doppio senso leggendo… beh, siete dei biricchini. No, dico seriamente. Ma qui parliamo di guida pura, precisa e senza complessi di inferiorità. Lawson non ha solo portato a casa punti: ha spedito un bigliettino a tutto il paddock con scritto “Io sono qui, e non mi accontento delle briciole”.

McLaren – VOTO 5 (Un democratico piattume)

Sì, lo so, dovrei forse essere più generoso: stanno dominando, vincendo, facendo sembrare tutto facile. Ma qui non siamo a un corso di yoga per manager stressati, siamo in Formula 1. E dominare va bene, ma farlo senza un briciolo di dramma è come avere un ristorante stellato che serve solo riso in bianco: impeccabile, ma mortalmente noioso. Negli anni d’oro della Mercedes, almeno Hamilton e Rosberg nel 2016 si tiravano mazzate metaforiche (e qualche ruotata reale) ad ogni GP, alimentando un fuoco che teneva svegli anche i più assonnati. Qui, invece, ogni volta che qualcuno sembra voler mettere il muso davanti alla macchina dell’altro, arriva il richiamo alla “linea di condotta” del team: “Ricorda come guidiamo”, manco fosse una mamma che richiama i propri figli all’ordine. Traduzione: niente rischi, niente sorpassi cattivi, niente scintille. Risultato? Sì, un dominio assoluto… ma senza colpi di scena. Se volete farci vedere un campionato “monoteam(atico)”, almeno datelo con un po’ di pepe. Perché per adesso, sembra di fare una visita guidata al museo degli oggetti in vimini.

Ferrari – VOTO 4 (Il Cavallino che continua a inciampare sui propri zoccoli)

Siamo in Italia e quindi dovremmo trattare la Ferrari con i guanti di velluto? Ma per favore. Se qualcosa è meritato, va detto. E qui di materiale ce ne sarebbe abbastanza per riempire un’enciclopedia in tre volumi, più appendice. La verità è che questa squadra sembra ancora bloccata in un metodo di lavoro da ufficio probabilmente troppo schematico. L’avete preso Lewis Hamilton? Bene. Allora dategli voce in capitolo, lasciatelo incidere davvero sulle decisioni, perché se lo tenete lì a fare la comparsa da passerella, state sprecando una delle menti più astute del paddock. Finché non si decide di cambiare davvero approccio, dare spazio all’inventiva con strategie più azzardate, il Cavallino continuerà a correre con il freno a mano tirato… e, a volte, pure in retromarcia. Poi cosa sia realmente successo all’Hungaroring ed il problema tecnico (“telaio” o non telaio) che abbia ritardato Leclerc non lo sappiamo, speriamo in un futuro migliore.

Red Bull – 2 (Dalle stelle alle stalle, un classico senza tempo!)

Che la gestione di Horner fosse ormai arrivata al capolinea lo avevamo capito tutti, ma con Mekies al timone possiamo ufficialmente scordarci i giorni dell’egemonia spietata. Ora sembra più un’azienda in ristrutturazione che una squadra di Formula 1. Il problema? Si sta sgretolando tutto dall’interno, come un castello di sabbia sotto la pioggia. E mentre una volta il loro “Give you wings” era un grido di battaglia, oggi suona più come un “Give you… what’s left”. Forse è il caso che tornino a produrre soltanto lattine: almeno lì la ricetta è collaudata e non rischiano di trovarsi sorpassati da chi, fino a ieri, inseguivano con il dito medio alzato. Dal dominio totale a una crisi d’identità: un crollo così rapido che quasi fa venir voglia di rimettere Horner al suo posto… quasi.

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