FORMULA 1

Ritorno del Motore V8 in F1, com’è fatto?

Acuto e brutale: la maniera migliore per descrivere l'iconico sound del motore V8 di una monoposto di Formula 1. Scopriamo com'erano fatti questi motori e la loro storia.

Apparso per la prima volta nel 1967 in F1 per poi rimanere in pianta fissa e stabile dal 2006 al 2013, il motore V8 ha rappresentato l’essenza tecnica e sonora della Formula 1. Un compromesso tra prestazioni estreme e regolamenti più restrittivi, pensato per contenere i costi e garantire l’affidabilità in un’epoca in cui la tecnologia stava evolvendo rapidamente. Per capirne davvero la natura, è necessario guardare sia alla sua ingegneria sia alla sua storia.

Le origini del V8 in Formula 1

Sebbene il V8 in F1 abbia segnato la storia della massima espressione dell’automobilismo prima dell’inizio dell’era ibrida, la sua prima apparizione è più tarda. Già nel 1967 il Cosworth DFV, finanziato dalla Ford, aveva fatto il suo debutto e dominato per oltre un decennio. Quel propulsore, da tre litri di cilindrata, vinse più di 150 Gran Premi e contribuì alla crescita di team come Lotus, McLaren e Tyrrell. Negli anni Ottanta e Novanta, la Formula 1 alternò periodi con motori turbo, V10 e V12, ma i V8 tornarono regolarmente nelle mani di scuderie clienti, come avvenne con i Ford-Cosworth HB nei primi anni ’90.

Il ritorno nel 2006: efficienza e controllo

Il ritorno definitivo avvenne con l’introduzione obbligatoria dei V8 da 2,4 litri nel 2006. Tutti i team furono costretti a uniformarsi a una specifica tecnica che limitava potenza, dimensioni e materiali. Costruttori come Ferrari, Renault, Mercedes e Cosworth svilupparono unità sempre più sofisticate, portando la progettazione motoristica a livelli altissimi. Il sistema KERS, introdotto nel 2009, aggiunse un boost elettrico temporaneo di circa 80 cavalli, segnando il primo vero passo verso l’ibridazione della Formula 1.

L’epilogo dell’era V8 arrivò nel 2013. A partire dal 2014, infatti, la Formula 1 adottò le attuali power unit ibride V6 turbo da 1,6 litri, con sistemi di recupero di energia molto più complessi e con un’efficienza termica superiore al 50%. Sebbene più ecologici ed efficienti, questi motori non riuscirono a replicare il fascino acustico e la semplicità brutale dei V8.

Ferrari 248 F1 (F2006) In Action - Ferrari 2.4L V8 Engine Sound
Sound Motore V8 Ferrari F1 248, 2.400 cc

Struttura e caratteristiche tecniche del motore V8 in F1

Dal punto di vista tecnico, il motore V8 utilizzato in Formula 1 era un 8 cilindri aspirato, con configurazione a V di 90 gradi. La cilindrata, secondo le normative introdotte nel 2006, era limitata a 2,4 litri. Questa scelta, adottata dopo l’era dei V10, mirava a rallentare lo sviluppo di velocità sempre più elevate senza penalizzare lo spettacolo. I motori V8 erano costruiti con materiali ultraleggeri, prevalentemente leghe di alluminio e titanio, con un peso minimo regolamentare fissato a 95 kg.

L’architettura interna prevedeva un sistema DOHC (doppio albero a camme in testa) con 32 valvole in totale, quattro per ciascun cilindro. L’albero motore piatto, noto come flat-plane, contribuiva ad aumentare la reattività e a contenere il peso, anche se introduceva vibrazioni maggiori rispetto a quello incrociato. Il regime di rotazione variava, raggiungendo inizialmente anche i 20.000 giri al minuto nel 2006, per poi essere progressivamente limitato dalla FIA prima a 19.000 giri e infine a 18.000 nel 2009. A quelle velocità, la potenza sprigionata da questi motori si aggirava tra i 720 e gli 850 cavalli, a seconda della mappatura e della configurazione scelta dalle varie squadre.

Uno degli aspetti più iconici del V8 era il sound. Acuto, penetrante e aggressivo, era in grado di farsi riconoscere da chilometri di distanza, rendendo ogni weekend di gara un’esperienza sonora oltre che visiva. In aggiunta alla sua spettacolarità, il V8 aveva il compito di durare più gare consecutive, anche fino a otto, aumentando così l’importanza dell’affidabilità oltre che delle prestazioni pure.

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